Ho una linea di confine intorno a me segnata di nero, ma forse mi sbaglio, sono daltonico. Mi costringe a indietreggiare dai luoghi della socialità perché non mi abbino col decoro, non sono in tinta, mi vesto da schifo. Ho uno specchio vecchio che cambia forma al luogo in cui dimoro e a questo profilo pesto, macinato, sporco e consumato, pieno di schizzi sopra che non ho lavato, ma oggi chiudo un occhio e domani non ci sarò. Il giallo è terminato, il rosso strizzato fino al tappo, il celeste non raggiunge la cornea. Mi soffermo alla tinta unita e avanzo a luci spente sotto un cielo che non regge mai la brillantezza. Nemmeno io, sono daltonico. Forse è una questione di morale o un fatto culturale, può darsi di abitudine ma il verde sparisce, scola sotto i miei piedi. Sono nei luoghi in continuo disfacimento dove nessuno guarda tranne me ma, sono daltonico. Sono pericoloso probabilmente, ringhio come un cane da guardia su questa linea di confine che è me stesso e i miei abissali km di toppe sopra il culo.
Daspo a chi?